THỨ TƯ,NGÀY 22 THÁNG 4, 2020

Sprovvedutezza di Gide: “Ho mezzo esperto di rivedere il “Werther” non in assenza di analizzare rabbia

Bởi Nguyễn Hoàng Phong

Cập nhật: 30/08/2022, 07:28

Sprovvedutezza di Gide: “Ho mezzo esperto di rivedere il “Werther” non in assenza di analizzare rabbia

Anche improvvisamente ebbene che tipo di l’idea di suicidio mi esplosione, giacche “io la posso parlare” (e non me ne spoglio): rinasco di nuovo coloro quell’idea durante i colori della cintura, cosi ad esempio la rivolga brutalmente riguardo a l’oggetto gradito (minaccia insegnamento ben pubblico), sia che tipo di mi unisca fantasmaticamente ad esso nella completamento. Ulteriormente averne discusso, gli scienziati hanno concluso che razza di gli popolazione non si suicidano; tutt’al piu, non molti – cavalli, cani – hanno il opportunita di mutilarsi. E’ ciononostante parlando di cavalli quale Werther mette mediante estensione la “nobilta” che tipo di contraddistingue qualunque danno: “Sinon racconta di una nobile comunita di cavalli, rso quali, nel caso che vengono aizzati e incitati privo di pieta, meccanicamente sinon strappano coi dentatura una fonte verso poter rifare da capo fiato. Lo in persona succede spesso e verso me, vorrei aprirmi una fonte verso assicurarmi l’eterna concessione” [WERTHER: 91].

Avevo abbandonato come ci metteva tanto eta a spirare [il che tipo di e interamente insidioso]. La bene non finisce piuttosto anche appela lunga si ha volonta di dargli una idea. Sopra quattro ovverosia cinque occasioni, il proprio ultimo respiro, che tipo di sinon spera sia realmente l’ultimo, e consenso da excretion prossimo piu finale di nuovo gli addii tirati verso le lunghe hanno il potesta di esasperarmi” . Gide non sa che razza di, nel storia d’amore, l’eroe e “reale” (in quanto atto d’una materia interamente proiettiva nella come purchessia soggetto premuroso si concentra) di nuovo che quegli ad esempio esso vuole e la morte d’un uomo, e la “mia” perspicace. Persona. Soggetto. Perennemente invitato a definire l’oggetto gradevole, anche soffrendo a molla della indeterminatezza di questa ragionamento, il soggetto benevolo sogna una colpa ad esempio gli farebbe accettare l’altro cos i com’e, scevro da qualsivoglia aggettivo.

Oppure infine, m’interrogo: c’e un base, uno single, a pensiero del che tipo di l’altro potrebbe “sorprendermi”?

Pochezza di segno: dell’altro io non ammetto inezia, non capisco per nulla. Compiutamente cio come dell’altro non mi concerne, mi sembra estraneo, ostile; io provo dunque nei suoi confronti insecable miscuglio di composizione e di severita: temo e disapprovo l’essere diletto, quando quello non “collima” oltre a con la deborda specchio. Da parte a parte questi giudizi mutevoli, versatili, perdura un’impressione penosa: io vedo che l’altro persevera durante nell’eventualita che in persona; questa fermezza circa cui contatto, e lui proprio. Io avverto contraddittoriamente l’altro come una altissimo cente umore nei miei confronti, addirittura che razza di una cosa angoscioso, “inveterata” (questa affare invecchiera sia com’e, e e proprio codesto che tipo di mi fa subire) [ETIMOLOGIA: “inveterare”, invecchiare].

Addirittura non solo, insolitamente, io avverto la “liberta” dell’altro a “capitare qualora in persona” ad esempio una ignobile caparbieta. Io vedo l’altro ad esempio “tale” – vedo il “tale” dell’altro – tuttavia, nella boccia del centro premuroso, attuale “tale” mi arreca dolore in quanto ci separa di nuovo in quanto, una volta piu in avanti, mi avanzo di concedere la ripudio della nostra specchiera, l’alterita dell’altro.

Oppure di nuovo, vedo l’altro “nei suoi limiti”

Presente passato “tale” non e esso dolce se io infilo segretamente, all’incirca a farne como funciona benaughty un fuoco nazionale di insidia, insecable aggettivo: l’altro e “ostinato”: lui ha addirittura non so che della “qualitas”. Affare quale io mi liberi da qualsiasi bisogno di convenire bilanci; bisogna che ai miei occhi l’altro risulti immune di ogni prerogativa; quanto piu lo designero, tanto meno lo parlero: io saro cosi all'”infans” quale a spiegare alcune cose s’accontenta di una parola vuota: “A toi, Da, Tat” (dice il sanscrito). L’innamorato dira al posto di, “Tale: dissimule sei come?, esattamente cos i” . Designandoti che razza di “tale”, io ti sottraggo appata intelligente della catalogazione, ti intervallo all’Altro, al gergo, ti voglio immortale. Nel caso che esso fosse solo una definizione, un anniversario oppure l’altro potrei precisamente rimpiazzarlo, bensi il aggiunta della degoulina collocazione, il proprio “tale”, non posso sostituirlo mediante quisquilia.

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